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niente alla giovine signora Mayda; che aveva trovato Maironi molto giù, ma però senza febbre; per cui era sicuro che non avrebbe sofferto del tragitto dall’Aventino a via della Polveriera. Quel buon giardiniere lo aveva bene avviluppato, colle lagrime agli occhi, in una grossa coperta. Forse Jeanne s’ingannava ma le pareva che Noemi, pure mostrandole molto interesse nel parlarle di Piero, mostrandole molto riguardo ai sentimenti di lei, le parlasse però in un tôno diverso da quello di una volta e come un’amica che non avesse mutato linguaggio ma si fosse fatta straniera nel cuore. Avrebb’ella forse desiderato Piero a casa Selva? Probabile.

Da quel mercoledì mattina in poi erano state corse continue. A Palazzo Madama si sorrideva di un riverito collega dai capelli bianchi e dalla faccia rossa, che riceveva ogni giorno, nella sala dei telegrammi, lunghe visite di una bella ed elegante signora. Dal Senato Jeanne correva al Grand Hôtel per somministrare una medicina a Carlino; dal Grand Hôtel a via Arenula per avere e dare notizie o in via Tre Pile per vedere il medico del senatore, che aveva in cura Piero. Corse il giorno e lagrime la notte; lagrime di angoscia per lui consumato da un recondito male invincibile, ripreso dalla febbre dopo ventiquattr’ore di apiressia perfetta. Anche altre lagrime, altre crucciose