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al tram. Lo strascico lento dei curiosi si avvia dietro alla folla, i due apprendono come il tram abbia ricondotto sei cittadini del quartiere che, motu proprio, si erano recati dal Questore. I sei discesero fra la turba impaziente di udire, di sapere. Non parevano lieti. Alla tempesta delle domande rispondevano di chetarsi. Avrebbero parlato, avrebbero riferito, ma non lì nella strada. E già la gente protestava, l’ingiuria fremeva su molte labbra. Colui che pareva il capo dei sei, un tabaccaio, si fece levar sulle spalle dei colleghi e arringò brevemente la folla.

«Abbiamo notizie» diss’egli. «Possiamo assicurarvi fin d’ora che il Santo non è in carcere!»

Scoppiarono dei viva, dei bravo, degli applausi.

«Ma dov’egli sia» proseguì l’oratore «propriamente non si sa.»

Urla e fischi. L’oratore allibbì e dopo essersi debolmente provato di parlare, cedette alla burrasca e calò dai suoi rostri viventi. Ma un’altro dei sei, più gagliardo e ardito, balzò su a rispondere violentemente. Allora le urla, le invettive raddoppiarono. «Vi hanno infinocchiato!» gridava la gente. «Scemi che siete! In prigione lo hanno cacciato! In prigione!» Il grido si diffonde, l’odono i lontani che altro non hanno udito e persino coloro che nè questo nè altro udirono, sentono attraversarsi il petto dalle magnetiche onde oscure