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394 capitolo ottavo

Grida, bestemmie, lampeggiar di coltelli, strilli di donne dalle finestre, accorrer di gente dal viale, accorrer di guardie e di vigili, in un baleno la via fu tutta un bollimento nero, un ondeggiar della calca urlante trabalzata da destra a sinistra e da sinistra a destra come a bordo di una nave sul mare in tempesta; e a due passi dal fitto dove contendevano gli operai e le guardie, bravo chi avesse saputo quel che accadeva. La folla era feroce contro gl’insultatori del Santo ma cieca; quali fossero non sapeva; voleva a morte con cento voci discordi l’omaccione, gli operai, le guardie, uno che aveva riso, uno che aveva fatto il paciere e chi dava gomitate per cacciarsi avanti e chi ne dava per tirarsi fuori. Un conduttore del tram di S. Paolo, passando davanti a via Galvani, vide il tumulto e si divertì a gridare a un gruppo di popolane, cento metri più in là, che il Santo di Jenne era stato ritrovato in via Galvani. La voce corse per i viali pieni di capannelli e di curiosi solitari, come fuoco per la polvere. I capannelli si ruppero, precipitarono verso via Galvani, interrogandosi le persone, nel correre, a vicenda. I curiosi solitari seguirono più lenti, più cauti, e videro presto alquante facce seccate ritornare indietro. Che Santo ritrovato! Era una cagnara delle solite. Qualcuno vede gente scendere in fretta da Sant’Anselmo. Un’altra voce corre: quelli vengono