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nel turbine del mondo | 389 |
legato di P. S. e una guardia erano venuti a cercarlo. Anzi la signora, la nuora del professore, saputo questo, aveva dato senz’altro l’ordine di non lasciarlo entrare se per caso ritornasse; ma poi, con molta gioia del giardiniere, affezionato a Benedetto e al padrone quanto avverso alla signora, era venuto un fiero contrordine del professore. Udito ciò, Benedetto sarebbe ripartito subito se gliene fossero bastate le forze. Ma non era in grado di fare cento passi.
«Sarà per questa sola notte» diss’egli.
Abitava una cameretta nella casina del giardiniere. Sperò, nell’entrarvi, che vi avrebbe ritrovata la pace del cuore; ma non fu così. Lo cacciavano anche di là; ecco l’annuncio amaro che il suo cuore diede al povero lettuccio, ai poveri arredi, ai pochi libri, alla fumosa candela di sego. Fissi gli occhi nel Crocifisso pendente sopra uno sgabello a fianco del letto, egli gemette mentalmente con uno sforzo di volontà:
«Come posso io dolermi tanto, Signore, delle croci mie?»
Invano; il suo spirito non aveva senso vivo nè di Cristo nè della Croce. Sedette desolato, non volendo coricarsi così, aspettando una stilla di dolcezza che non veniva.
Una folata di vento gli fece volgere il capo alla finestra che si era spalancata. Vide laggiù nel