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lac d’amour 27

di metter giù un accordo, sul piano. Ecco la bella certezza! Noemi osservò sommessamente che in tre anni poteva avere imparato, che i frati hanno interesse a educare i musicisti per l’organo.

«Allora lo credi anche tu?» esclamò Jeanne. Noemi balbettò un non so così incerto che Jeanne, agitatissima, dichiarò di voler partire subito per Subiaco, di voler sapere. C’era già l’intelligenza con Maria Selva di condurle sua sorella. Adesso penserebbe lei a persuadere Carlino di partire immediatamente. Noemi si mostrò spaventata. Suo cognato non avrebbe voluto che la Dessalle venisse più a Subiaco, tanto per la pace di lei quanto per la pace di don Clemente. Noemi aveva la missione di farle comprendere la convenienza di una tale rinuncia. Selva era guarito e offriva di venir lui a prendere la cognata; anche nel Belgio, se fosse necessario. Ella si trovò a combattere, intanto, l’idea di partire subito. Non fece che irritare Jeanne, la quale protestò e riprotestò che i Selva s’ingannavano; nè seppe dare altra ragione del suo violento resistere. Carlino, udito un aspro «basta!» di sua sorella, accorse. Litigavano, il prete e la signorina? Adesso che dovevano cominciare le tenerezze mistiche?

«Ci lasci in pace» rispose Noemi. «A quest’ora il Suo prete di novant’anni sarebbe morto dieci volte di stanchezza. Non ci dia più ordini.