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nel turbine del mondo 375

anche divertirsi della lezione toccata al principale del quale ammirava l’ingegno grandissimo ma derideva in cuor suo le velleità idealistiche. Il principale rimase, sulle prime, sbalordito; poi scattò in piedi, gridando come un ossesso:

«Siete un mentitore! Siete un insolente! Non meritate la mia bontà! Non vi ho venduto, non valete niente, vi regalerò! Andate! Andate via!»

Cercò il bottone del campanello elettrico e non trovandolo nella cecità della collera, gridò:

«Usciere! Usciere!»

Il sottosegretario di Stato, avvezzo a queste scenate ch’eran poi sempre fuochi di paglia perchè il ministro aveva un cuore d’oro, se la rideva, in principio sotto i baffi. Ma quando lo udì chiamar l’usciere a quel modo, conoscendo bene le indiscrezioni degli uscieri e pensando i pettegolezzi pericolosi che potevano nascere di questo incidente, il ridicolo che ne sarebbe schizzato anche sopra di lui, trattenne risolutamente il ministro imponendogli, quasi, di chetarsi, e disse brusco a Benedetto:

«Lei se ne vada.»

Il ministro si diede a camminare per la sala, muto, a capo basso, a passi frettolosi e brevi, male vincendo in sè il bambino che avrebbe voluto battere i piedi sul posto.

Benedetto non ubbidì. Ritto e severo, radiante