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nel turbine del mondo 371


«Non creda, sa, caro signor Maironi» diss’egli con voce armoniosa e sonora ma rispondente in qualche modo alla malinconia dello sguardo, «non creda che noi siamo qui due artigli potenti dello Stato. Noi siamo qui in questo momento due individui di una specie rara, due uomini politici geniali che conoscono bene il loro mestiere e che lo disprezzano meglio. Siamo due grandi idealisti che sanno mentire idealmente bene colla gente che altro non merita e sanno adorare la Verità; due democratici, ma però adoratori di quella Verità recondita che non è stata mai toccata dalle mani sudicie del vecchio Demos.»

Detto così, l’uomo dalla barba grigia fluente riprese a farvi scorrere su le due mani a vicenda e strinse gli occhi scintillanti di un sorriso acuto, pago delle proprie parole, cercando la sorpresa sul viso di Benedetto.

«Siamo poi anche credenti» riprese.

Allora l’altro personaggio alzò, senza levar il capo dalla spalliera, le mani distese e disse quasi solennemente:

«Piano.»

«Lascia, caro amico» ripigliò il primo senza volgersi all’amico. «Siamo ambedue credenti, però in modo diverso. Io credo in Dio con tutte le mie forze che sono molte e lo avrò sempre meco. Tu credi in Dio con tutte le tue debolezze che sono poche e non lo avrai che al tuo letto di morte.»