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nel turbine del mondo | 367 |
Mayda. Lo dica ai Suoi superiori. Dica loro che non mi moverò da Roma, che temo un Giudice solo e ch’essi pure lo temano nel loro doppio cuore, perchè Egli sarà più terribile al doppio cuore che alla violenza sincera!»
Il commendatore, impreparato a quel colpo, livido di veleno impotente, prorompeva già in parole di collera quando si udì il rumor sordo di una carrozza ch’entrava nell’atrio. Levò allora lo sguardo da Benedetto, stette in ascolto. Benedetto afferrò la spalliera della sua seggiola per levarsi quell’impaccio a voltar le spalle. L’altro si scosse, riacceso negli occhi dall’ira un momento sopita; gettò il giornale che aveva sempre tenuto in mano, battè il pugno sul tavolo, esclamando:
«Che fa? Non si muova!»
I due uomini si fissarono per alcuni secondi in silenzio, uno con autorità maestosa, l’altro bieco. Poi questi riprese, veemente:
«Debbo farla arrestare qui?»
Benedetto durò a fissarlo in silenzio. Quindi rispose:
«Aspetto. Faccia.»
Un usciere, che aveva bussato più volte inutilmente, comparve sulla soglia, s’inchinò al commendatore senza dir parola. Il commendatore disse subito «vengo» e alzatosi frettolosamente uscì con una faccia strana dove la collera spariva e spuntava l’ossequio.