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nel turbine del mondo | 359 |
mento e la gioia, non sapeva dire che «Gesù mio! Madonna mia!» Benedetto la rincorò, promise di ritornare appena lo potesse e, preso congedo, discese le scale col delegato.
Nella via il gruppo di gente si era fatto più grosso e rumoreggiava, stringeva minacciosamente il ciclista rimasto presso la botte, ch’era stato riconosciuto per una guardia di P. S. e non voleva dire perchè fosse prima venuto a informarsi e poi ritornato con l’altro individuo. Si voleva forzare il fiaccheraio ad andarsene, si parlava di staccare il cavallo. Quando apparve il delegato con Benedetto, gli si fecero tutti addosso gridando: – Via, birro! – Via! – Abbasso! – Lasciate quell’uomo! Badate ai ladri, per Dio! Voi pigliate i servi di Dio e lasciate i ladri! – Via! – Abbasso! – Benedetto si fece avanti, accennò, a due mani, di tacere, pregò e ripregò che se n’andassero in pace poichè nessuno gli voleva far male, egli non era arrestato, se n’andava con quel signore di sua libera volontà. Nello stesso momento scrosciò un tuono in cielo, un impeto di acquazzone sul marciapiede. La folla balenò, si disperse rapidamente. Il delegato diede un ordine al ciclista e salì nella botte con Benedetto.
Partirono verso il Tevere, fra i tuoni, i lampi e la pioggia furiosa. Benedetto domandò al delegato, molto quietamente, che si volesse da lui