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nel turbine del mondo | 357 |
entrare colle rose in mano, accompagnato dalla gobbina. In un batter d’occhio si erano aggruppate davanti alla porta forse cinquanta persone, donne la maggior parte, quali per vederlo, quali per avere un sua parola. Aspettavano pazientemente, parlando piano, come se fossero in chiesa, di Benedetto, dei miracoli che faceva, delle grazie che avrebbero implorate da lui. Sopraggiunse un ciclista, scese dalla bicicletta, domandò il perchè di quell’assembramento, si fece informare appuntino del luogo dove stava il Santo di Jenne e risalito in macchina ripartì di gran corsa. Poco dopo, una botte seguita dal ciclista di prima venne a fermarsi davanti alla porta. Ne discese un signore che attraversò l’assembramento ed entrò in casa. Il ciclista rimase presso la botte. L’altro parlò col portinaio, si fece accompagnare da lui fino all’uscio dove la gobbina stava col suo rosario in mano, palpitante. Bussò malgrado le tacite giaculatorie di lei che implorava la Madonna di allontanare quell’importuno. Benedetto venne ad aprire.
«Scusi» disse colui, cortesemente. «Lei è il signor Pietro Maironi?»
«Non porto più questo nome» rispose Benedetto, tranquillo «ma l’ho portato.»
«Mi rincresce d’incomodarla. Le sarei grato se si compiacesse di venire con me. Le dirò poi dove.»