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nel turbine del mondo 345

volte. La porta della Galleria si aperse, entrò il fido cameriere già popolare in Vaticano col nome di don Teofilo.

«Teofilo» disse il Papa, «in Galleria, è riaccesa la luce?»

«Sì, Santità.»

«Allora passa in Biblioteca dove troverai monsignore. Digli che venga qua, che mi aspetti. E tu provvedigli un’altra lucerna.»

Ciò detto, Sua Santità si alzò. Era piccolo di statura e tuttavia un po’ curvo. Mosse verso la porta della Galleria accennando a Benedetto di seguirlo. Don Teofilo uscì dalla parte opposta. Triste presagio, nella buia sala dov’eran corse tante fiammelle di parole accese dallo Spirito, non rimase che la piccola lucernina morente.


La Galleria delle lapidi, là dove il Papa e Benedetto vi entrarono, era semibuia. Ma nel fondo una grande lampada a riflettore illuminava l’iscrizione commemorativa a destra della porta che mette nella loggia di Giovanni da Udine. Fra le grandi ali di lapidi schierate da capo a fondo della Galleria, che guardavano l’oscuro dibattito delle due anime viventi come testimoni muti che già conoscessero i misteri di oltre tomba e del giudizio divino, il Papa si avanzava lento, silen-