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342 | capitolo settimo |
dicatori della parola e degli esempî di Cristo. Santo padre, richiami il clero a meglio usare verso i cupidi dell’avere, sieno ricchi, sieno poveri, la carità che ammonisce, che minaccia, che rampogna. Santo Padre!»
Benedetto tacque, fissando il Papa con una espressione intensa di appello.
«Ebbene?» mormorò il Papa.
Benedetto allargò le braccia e riprese:
«Lo Spirito mi sforza a dire di più. Non è opera di un giorno ma si prepari il giorno e non si lasci questo cómpito ai nemici di Dio e della Chiesa, si prepari il giorno in cui i sacerdoti di Cristo dieno l’esempio della effettiva povertà, vivano poveri per obbligo come per obbligo vivono casti, e servano loro di norma per questo le parole di Cristo ai Settantadue. Il Signore circonderà gli ultimi fra loro di tale onore, di tale riverenza quale ora non è nel cuore della gente intorno ai Principi della Chiesa. Saranno pochi ma la luce del mondo. Santo Padre, lo sono essi oggi? Qualcuno lo è; i più non sono nè luce nè tenebre.»
Qui, per la prima volta, il Pontefice assentì del capo mestamente.
«Il quarto spirito maligno» proseguì Benedetto «è lo spirito d’immobilità. Questo si trasfigura in angelo di luce. Anche i cattolici, ecclesiastici e laici, dominati dallo spirito d’immobilità credono piacere