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nel turbine del mondo 331

viste, proprio distinte, bianche sopra un fondo nero, queste parole del Vangelo che prima, nel tempo buono, mi erano state tanto care: «Magister adest et vocat te.» Don Giuseppe Flores celebrava e la Messa era presso alla fine quando, stando in preghiera, con gli occhi coperti dalle mani, ebbi la Visione; ma istantanea, fulminea!»

Benedetto ansava nel ritorno violento delle memorie.

«Ha potuto essere un’illusione» diss’egli. «Opera di spiriti maligni, no.»

«Gli spiriti maligni» disse il Pontefice «possono trasfigurarsi in angeli di luce. Possono avere operato allora contro lo spirito buono ch’era in te. Ti sei inorgoglito poi, di questa visione?»

Benedetto piegò il capo e pensò alquanto.

«Forse una volta» diss’egli «per un momento, a Santa Scolastica, quando il mio maestro, a nome dell’Abate, mi offerse una veste di converso, la veste che poi mi fu tolta a Jenne. Allora pensai per un momento che questa offerta inattesa confermasse l’ultima parte della Visione e n’ebbi un moto di compiacenza, mi stimai oggetto di una predilezione divina. Ne domandai subito perdono a Dio e adesso ne domando perdono a Vostra Santità.»

Il Pontefice non parlò, ma la sua mano si alzò spiegata e ridiscese in un atto di indulgenza. Egli