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nel turbine del mondo 325

e adesso glien’era ritornata la memoria in un lampo, che lo guidava per il Vaticano al Papa uno spirito. Procedette lungo la parete di sinistra presso la quale aveva urtato nel seggiolone. Si teneva sicuro che giunto al fondo della Galleria avrebbe trovato un’uscita e, finalmente, luce. Che nel fondo ci fosse il cancello del museo Chiaramonti non ricordava. Procedeva appoggiando spesso la mano alla parete, alle lapidi. A un tratto sentì che non toccava più nè marmo nè muro. Battè leggermente la parete col pugno. Era legno, una porta. Si fermò involontariamente, sospeso. Un passo suonò dall’interno, una chiave girò nella toppa, una lama di luce fendette di sghembo la Galleria, si allargò; comparve una figura nera, il prete che aveva abbandonato Benedetto sulla scala. Egli uscì con un atto rapido, richiuse la porta, disse a Benedetto come se niente fosse stato:

«Lei sta per trovarsi alla presenza di Sua Santità.»

Lo fece entrare e chiuse la porta daccapo, rimanendo fuori.

Benedetto, entrando, non vide che un tavolino, una lucernetta col paralume verde, una figura bianca seduta in faccia a lui, dietro il tavolino. Cadde ginocchioni.

La Figura bianca stese un braccio e disse:

«Alzati. Come sei venuto?»