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nel turbine del mondo | 313 |
portò al Grand Hôtel. Nel tragitto l’Albacina parlò con rammarico della notizia che le aveva dato il Guarnacci. Jeanne non aperse bocca. Il suo mutismo dispiacque all’amica.
«Lei non è stata contenta del discorso?» diss’ella. Non conosceva affatto le idee religiose di Jeanne.
«Sì» rispose questa. «Perchè?»
«Così. Mi pareva. Allora non Le dispiace di essere venuta?»
L’Albacina si sentì, con molta sorpresa, prendere una mano e rispondere:
«Le sono tanto grata!»
La voce fu sommessa e quieta, la stretta della mano quasi violenta.
«Nientemeno!» pensò l’Albacina. «Questa è una futura dama dello Spirito Santo.»
«Per conto mio» riprese ad alta voce «capisco che mi terrò la mia religione vecchia, quella degl’intransigenti. Saranno farisei, saranno tutto quello che vi piace, ma ho paura che a volerla tanto ritoccare e ristaurare, la religione vecchia, essa crolli e non resti più niente in piedi. E poi volendo seguire i Benedetti bisognerebbe cambiare troppe cose. No no. Però l’uomo m’ispira un interesse straordinario. Adesso bisognerebbe cercare di vederlo. Bisogna che lo vediamo. Molto più se proprio è condannato a morire presto. Non Le pare? E come si fa? Pensiamo.»