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302 | capitolo settimo |
avrebbero taciuto per dieci campanelli; ma la curiosità della signorina matura, all’udire la parola «giardino» scattò. Scattò fuori tutta intera. Altro che giardino! Il signor professore doveva raccontare tutto che sapeva di questo padre Hecker italiano e laico. Un po’ per sfoggio di cultura, un po’ per avventatezza, ella aveva già battezzato Benedetto così. Allora la Insipidetta guardò l’orologio. La sua carrozza avrebbe dovuto trovarsi alla porta. La piccola Guarnacci disse che di carrozze ce n’erano già quattro o cinque. La Insipidetta voleva arrivare al Valle per il terzo atto della commedia. Due altre signore avevano altri impegni e partirono con lei. La Fermi restò:
«Fa presto, però, professore,» diss’ella, «perchè stasera mia figlia ci aspetta, me e queste altre signore di cui vedi le spalle.»
«Faccia prestissimo» disse, dispettosetta, la signorina matura. «Dopo parlerà per la povera gente che non mostra le spalle.»
Una forestiera bionda, molto scollata, bellissima, lanciò uno sguardo ineffabile alle povere coperte spallucce magre della dispettosa, che diventò rossa di rabbia come un gambero.
«Allora» incominciò il professore «siccome la signora marchesa e forse anche le altre signore che hanno fretta sanno già quanto so io del Santo di Jenne prima della sua partenza da Jenne, quello