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300 | capitolo settimo |
tica, alquanto sarcastica, che diceva tranquillamente:
«Sì, ha parlato bene ma però avrei voluto vedere la sua faccia mentre parlava.»
E dichiarando di saper giudicare gli uomini dalla faccia meglio che dalle parole, la vecchia marchesa rimproverò il Guarnacci di non aver praticato un buco nell’uscio o almeno levata la chiave dalla toppa.
«Sei troppo santo» diss’ella. «Non conosci le donne.»
Il Guarnacci rise, si scusò con l’ossequio dovuto alla padrona di suo padre e affermò che Benedetto era bello come un angelo. Ma una giovine signora insipidetta, venuta, pensavano rabbiosamente le quacchere, Dio sa perchè, uscì a dire quieta quieta che lo aveva veduto due volte e ch’era brutto.
«Bisognerebbe conoscere la Sua idea di bellezza, signora» disse acremente una quacchera. E l’altra quacchera mise subito fuori, ma sottovoce per acuire la malignità espressamente, un velenoso: «Naturellement!»
La signora insipidetta replicò, un poco arrossendo fra l’imbarazzo e il dispetto, ch’era magro, pallido; e le due quacchere si guardarono, si sorrisero con tacito disprezzo. Ma dove lo aveva veduto? Questo volevano sapere le altre dalla Insipidetta.