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tre lettere | 273 |
ranza è ben morta. Non rinasce. Dunque scrivi a lungo. Sono certa ch’egli ti vuole convertire, che avete insieme delle conversazioni intime e che mi parli poco di lui per questo. Sarebbe una piccola gloria, sai, di convertire te perché in religione tu sei una sentimentale, non hai la visione chiara, fredda e sicura della verità che ho pur troppo io senz’avere studiato e che tanto non vorrei avere.
Quando pensi di ritornare nel Belgio? I tuoi interessi non ti richiamano lassù? Mi hai parlato una volta di un tuo agente che non t’ispirava molta fiducia. Pare che in agosto viaggeremo. Almeno così dice ora Carlino che poi cambia facilmente assai. Mi piacerebbe vedere l’Olanda in settembre, con te. Addio. Dunque scrivi. S’egli legge molto potresti farti prestare un libro da lui e lasciarvi dentro il mezzo foglietto per segno. Insomma, trova! O questo o altro; sei donna. Trova, se pure mi vuoi bene. Penso del resto che non me ne vuoi più niente. È così, di’ la verità. Invece qui all’albergo c’è una signora innamorata di me. Ridi pure, è proprio vero. Vive a Roma. Suo marito è sottosegretario di Stato. Vuole a ogni costo che io passi l’inverno venturo a Roma. Dipenderà da Carlino. La signora lo assedia ed egli si lascia assediare, né ben resiste né ben capitola. Addio, scrivi, scrivi e scrivi.