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sfuggire una esclamazione sommessa piena di memorie che non si potevano dire. Giovanni ne prese occasione per offrire a Benedetto l’ospitalità, poichè don Clemente gli aveva detto che intendeva lasciare Jenne la sera stessa. Potremmo partire insieme, quando piacesse a lui, dopo il colloquio ch’egli avrebbe concesso a sua cognata. Noemi, pallida, fissò Benedetto per la prima volta, aspettando la sua risposta.

«La ringrazio» diss’egli, dopo avere pensato un poco. «Se busserò alla Sua porta Ella mi aprirà. Ora non Le posso dire altro.»

Giovanni fece atto di ritirarsi con sua moglie. Benedetto li pregò di restare. Certo la signorina non aveva segreti per loro; almeno per sua sorella se non per il cognato. Anche questo coperto invito a Maria cadde perchè Noemi osservò, imbarazzata, che non si trattava di segreti suoi. I Selva si ritirarono.

Benedetto rimase in piedi e non disse a Noemi di sedere. Egli sapeva di avere a fronte l’amica di Jeanne, presentiva il discorso che verrebbe, un messaggio di Jeanne.

«Signorina» diss’egli.

Il modo non fu scortese ma significò chiaramente: «quanto più presto, tanto meglio.»

Noemi intese. Qualunque altro l’avrebbe offesa. Benedetto, no. Con lui si sentiva umile.