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il santo 243


«Io gli perdono» disse Benedetto «e prego Dio che gli perdoni, ma questo difetto di coraggio morale è una piaga della Chiesa. Piuttosto che mettersi in conflitto con i Superiori ci si mette in conflitto con Dio. E si crede di sfuggire a questo sostituendo alla propria coscienza, dove Dio parla, la coscienza dei Superiori. E non s’intende che operando contro il Bene o astenendosi da operare contro il Male per obbedire ai Superiori si è di scandalo al mondo, si macchia davanti al mondo il carattere cristiano. Non s’intende che il debito verso Dio e il debito verso i Superiori si possono compiere insieme non operando mai contro il Bene, non astenendosi mai da operare contro il Male, ma senza giudicare i Superiori, ma obbedendo loro con perfetta obbedienza in tutto che non è contro il Bene o a favore del Male, deponendo ai loro piedi la propria vita stessa, solo non la coscienza; la coscienza, mai! Allora questo inferiore spogliato di tutto fuorchè della sua coscienza e della sua obbedienza giusta, questo inferiore è un puro grano del sale della terra e dove molti di questi grani si trovino uniti, ciò cui essi aderiscono resterà incorrotto e ciò cui non aderiscono cadrà imputridito!»

A misura che parlava, Benedetto si veniva trasfigurando. Nel pronunciare le ultime parole sorse in piedi. Gli occhi avevano lampi, la fronte un