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240 capitolo quinto

Giovanni e Maria erano rimasti colla madre, che pareva impazzita, fino all’arrivo della sorella maggiore del morto. Allora erano partiti, anche per venire in cerca di Noemi. Non l’avevano trovata all’osteria, si erano diretti alla chiesa. Avevano incontrato sulla piazza il padre che usciva da una casa civile. Non sapevano che ci fosse andato a fare. Maria parlò con entusiasmo di Benedetto, de’ suoi conforti spirituali al moribondo. Era sdegnatissima, come suo marito, della guerra fattagli da gente che adesso aveva buon giuoco a voltargli contro tutto il paese. Biasimavano la debolezza dell’arciprete e non erano contenti neppure di don Clemente. Don Clemente non avrebbe dovuto prestarsi alla cacciata del suo discepolo! Perchè gli aveva detto lui di andarsene, quando era venuto l’arciprete. Il suo primo torto era stato di portare il messaggio dell’Abate. Noemi non sapeva di questo messaggio. Udito che si voleva spogliare Benedetto della sua tonaca, scattò: Benedetto non doveva obbedire!

Intanto Benedetto e il padre mossero verso la porta. Benedetto si tenne in disparte; il padre venne a dire ai Selva e a Noemi che, parecchia gente volendo parlare a Benedetto, egli aveva combinato un ritrovo comune presso un signore del paese. Doveva ora precederli, con Benedetto, colà. Sarebbe venuto a riprenderli in chiesa fra pochi minuti.