Pagina:Il Santo.djvu/251


il santo 239

pure il sagrestano suo nemico, postosi a dormire sui gradini di un altro altare con la famigliarità noncurante di un collega di Domeneddio. Passò molto tempo, forse un’ora, forse più. La chiesa si venne rischiarando, parve che smettesse di piovere. Suonarono le quattro. Entrò in chiesa don Clemente e dietro a lui entrarono Maria e Giovanni, contenti di trovar Noemi, della quale non sapevano che fosse avvenuto. Si mosse anche il sagrestano che conosceva il padre.

«Dunque? Il Viatico?»

Il Viatico? L’uomo, pur troppo, era morto. Al Viatico si era pensato troppo tardi. Il padre domandò di Benedetto e Noemi glielo indicò. Parlarono del colloquio che Noemi desiderava. Don Clemente arrossì, esitò, ma poi non seppe come rifiutarsi a chiederlo e raggiunse Benedetto.

Mentre i due discorrevano insieme, Giovanni e Maria ragguagliarono Noemi di quel ch’era accaduto. Entrato l’arciprete, l’infermo non aveva parlato più. Non era stato possibile di confessarlo. Intanto era scoppiato il temporale con tale veemenza, tali torrenti strepitavano intorno alla capanna che l’arciprete non aveva potuto uscirne per andar a prendere l’olio santo. Si credeva che l’ammalato durasse qualche ora; invece, alle tre, era morto. Don Clemente e l’arciprete erano usciti appena lo avevano permesso i torrenti.