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il santo | 233 |
venir meno, gli si oscurò la vista. Sedette sulla soglia ruinosa di una porticina chiusa, all’entrata della viuzza della Corte. Un lungo rombo di tuono suonò sul suo capo.
Poco a poco, nel riposo, si riebbe. Pensò all’uomo che moriva nel desiderio di Cristo e un’onda di dolcezza gli tornò nell’anima. Sentì rimorso di aver dimenticato per alcuni istanti quel gran dono del Signore, di avere disamata la croce appena bevutone vita e gioia. Si nascose il viso fra le mani e pianse silenziosamente. Un rumor lieve, in alto, d’imposte che si aprono; qualche cosa di molle gli batte sul capo. Si toglie trasalendo le mani dagli occhi; ai suoi piedi è una rosellina selvatica. Rabbrividì. Da parecchi giorni, o la sera rientrando nella sua spelonca o uscendone la mattina, ogni giorno aveva trovato fiori sulla soglia. Non li aveva tolti mai. Li poneva da banda, sopra un sasso, perchè non fossero calpestati; non altro. Neppure aveva mai cercato di sapere qual mano li recasse. Certo la rosellina selvatica era caduta dalla stessa mano. Non alzò il capo e comprese che pur non raccogliendo la rosellina nè accennando a raccoglierla, gli bisognava partire. Cercò levarsi, le gambe non lo reggevano ancora bene, tardò un momento a rimettersi in cammino. Il tuono rumoreggiava da capo, più forte, continuo. Una porticina si aperse, se ne porse una giovine vestita