Pagina:Il Santo.djvu/243


il santo 231


Don Clemente avvampò nel viso.

«Non è un eretico!» diss’egli. «È un uomo di Dio!»

«Lo dice Lei!» esclamò il prete.

«E Lei» proseguì volto all’arciprete «Lei ci pensi! Faccia come vuole, del resto; io non c’entro. A rivederla.»

Fatto un inchino a don Clemente, senza parole, scivolò fuori della camera.

«E adesso? E adesso?» gemette il povero arciprete recandosi le mani alle tempie. «Quello è un uomo terribile ma io non voglio mancare verso Domeneddio. Dimmi tu, dimmi tu!»

Aveva un santo timore di Dio, sì, l’arciprete, ma non era neppure senza un timore fra santo e umano di don Clemente, della coscienza severa che lo avrebbe giudicato. A don Clemente lampeggiò, nella stretta del momento, il partito da prendere.

«Disponi per il Viatico» diss’egli «e vieni subito con me a confessare quel povero giovane. Benedetto farà vedere se è un eretico o se è un uomo di Dio.»

La fantesca venne ad avvertire che un signore pregava il signor arciprete di far presto, presto, perchè quell’ammalato moriva.


Don Clemente, trafelato, entrò nella stamberga