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230 capitolo quinto

entrare don Clemente trafelato, con Giovanni e l’arciprete.


Don Clemente aveva trovato in canonica un ecclesiastico non conosciuto da lui, alle prese coll’arciprete. A sentir costui, una turba fanatica voleva portare in Sant’Andrea la pretesa miracolata per un ringraziamento a Dio. Era dovere dell’arciprete impedire un tale scandalo. La guarigione della ragazza se non era impostura non era nemmanco realtà. Il preteso taumaturgo poi aveva predicato un sacco di eresie sui miracoli e sulla salute eterna, aveva parlato della fede come di una virtù naturale, aveva criticato Gesù che guariva gl’infermi. Adesso stava fabbricando un altro miracolo con un altro disgraziato. Bisognava finirla. Finirla? pensava il povero arciprete che sentiva già odore di Sant’Uffizio. Era presto detto «finirla». Ma come, finirla? La visita di don Clemente, che sopravvenne a questo punto del discorso, lo fece respirare. Adesso, pensò, mi aiuterà lui. Invece le cose volsero al peggio. Udito il triste messaggio di don Clemente, quel prete esclamò:

«Vede? Ecco i miracoli come finiscono! Ma Lei non deve entrare col Santo Viatico nella casa di quell’eretico s’egli prima non esce e non esce per non tornarci più!»