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224 | capitolo quinto |
nella sua capanna, sul suo letto e che soffriva molto, disse a don Clemente:
«Andiamo ad assisterlo.»
E si mosse con il suo Maestro. Dietro a loro si ricompose rumoreggiando il fiotto diviso della gente. Benedetto si voltò a proibire che lo seguissero, a comandare che le donne si prendessero invece cura di quella giovinetta, la quale non doveva risalir l’erta a piedi sotto la sferza del sole ardente. Comandò che la portassero all’osteria, la facessero porre a letto, la ristorassero con cibo e vino. Quelli che lo seguivano si fermarono, gli altri fecero ala per lasciarlo passare. Lo studente che prima aveva chiesto di parlare, lo accostò rispettosamente, gli domandò se più tardi egli e alcuni amici suoi avrebbero potuto trattenersi un poco, soli, con esso.
«Oh sì!» rispose Benedetto con un virile, caldo impeto di assenso. Noemi ch’era lì presso, si fece coraggio.
«Devo chiederle cinque minuti anch’io» diss’ella in francese, arrossendo; e subito le balenò di aver dato così a capire che lo conosceva persona colta, si fece tutta una vampa e ripetè la sua preghiera in italiano.
Don Clemente premette un poco, quasi senza volerlo, il braccio a Benedetto, che rispose garbato ma un po’ asciutto:
«Vuol far del bene? Si occupi di quella povera ragazza.»