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222 | capitolo quinto |
Dal ripido pendìo gli si porgeva una fitta di visi; avidi i più alti cui soltanto giungeva il suono della voce, e rigati di pianto; parte attoniti i più vicini, parte entusiasti, parte dubbiosi. Anche a Noemi colavano lagrime lungo le guancie smorte. Gli studenti avevano smesso l’aria beffarda. Quando Benedetto tacque, uno di loro avanzò risoluto e serio, per parlare. In quel mentre il vecchio esclamò:
«E voi ci guarite l’anima!»
Altre voci ripeterono ansiose:
«E voi ci guarite l’anima! E voi ci guarite l’anima!»
In un baleno, tutta l’avanguardia, presa dal contagio, traboccò in ginocchio tendendo le braccia supplici:
«E voi ci guarite l’anima! E voi ci guarite l’anima!»
Benedetto si gettò avanti con le mani nei capelli, esclamando:
«Che fate ancora? Che fate ancora?»
Un grido suonò dall’alto: «la miracolata!» La giovinetta che, posata sul giaciglio di Benedetto, si era sentita risanare, scendeva al braccio di una sorella maggiore, cercando Benedetto. Questi non badò al grido, al balenar della gente lassù, che si divideva per lasciar passare le due donne. Non valendo a far rialzare la gente, cadde ginocchioni