Pagina:Il Santo.djvu/229


il santo 217

cendole però che di nessuna era soddisfatta pienamente. Nella fisonomia simpatica di Piero Maironi Noemi aveva letto un’ombra interna di tristezza; quella di Benedetto luceva di straordinaria vita. Da due giorni egli si era fatto radere capelli e barba per aver udito una donna sussurrare: «è bello come Gesù.» La espressione dell’anima dominatrice gli si era accentuata nel naso più prominente per la maggiore magrezza, nelle grandi occhiaie scure. Gli occhi avevano un fascino inesprimibile. Spiravano tristezza anche adesso ma una tristezza dolce, piena di vigore e di pace, di devozione mistica. Attorniato, sotto la bianca nuvoletta del melo fiorente, dalla turba prostrata, circonfuso di sole e di mobili ombre, pareva una visione di pittore antico. Noemi impietrò, stretta alla gola da un groppo di pianto. Presso a lei parecchie donne piangevano, solo per averlo veduto, penetrate da una suggestione vicendevole. Una di esse, ammalata, stanca, si era seduta sull’orlo del sentiero, non poteva vedere il Santo, piangeva di commozione senza saperne il perchè. Sopraggiunsero dei ritardatarii, un vecchio e tre donne di Vallepietra. Subito le tre donne, scambiando don Clemente per Benedetto, si misero a singhiozzare e a gridare: «com’è bello, com’è bello!»

Intanto, sotto la bianca nuvoletta del melo fio-