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dissero: «non è lui!» e altre voci: «lui è dietro!» e altre ancora dalla retroguardia: «passate avanti!» La colonna si mosse.

Allora don Clemente levò la mano e disse:

«Ascoltate.»

L’uomo che non sapeva parlare a due persone sconosciute senza coprirsi di rossore, adesso era pallidissimo. La voce dolcemente velata si udì appena ma si vide il gesto. Il bellissimo viso sereno, l’alta persona, imposero riverenza.

«Voi cercate Benedetto» diss’egli. «Voi lo chiamate Santo. Questo è un grandissimo dolore che voi gli date. Egli ha pur detto a tutti dal primo giorno del suo arrivo a Jenne di essere un gran peccatore ridotto a penitenza per la infinita bontà di Dio. Ma egli vuole che io vi confermi questo. Lo confermo, è la verità. È stato un gran peccatore. Domani potrebbe cadere ancora. Se vi credesse un solo momento quando voi lo chiamate Santo, Iddio si allontanerebbe da lui. Non lo chiamate più Santo e soprattutto, poi, non gli domandate più miracoli.»

«Padre» lo interruppe con voce solenne, facendosi avanti e allargando le braccia, un vecchio alto, magro, sdentato, dal profilo d’aquila. «Padre, noi non domandiamo il miracolo, il miracolo è fatto, la donna, come ha toccato la dimora dell’uomo è guarita, e noi Le diciamo che l’uomo è