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208 | capitolo quinto |
pavimento, proprio nel mezzo della chiesa, con due guanciali sotto il capo. I loro compagni salmeggiavano ginocchioni e non guardarono a chi entrava, continuarono a salmeggiare.
«Forse li hanno condotti per farli benedire al Santo» disse l’ostessa sotto voce «ma di questo il Santo ha dolore. Non vuole. Forse cercheranno di toccargli l’abito di soppiatto e questo pure è difficile, ora.»
Quella povera gente cessò di salmeggiare e una donna venne a domandare all’ostessa se le undici fossero suonate. Le rispose Maria che mancava un quarto d’ora e le domandò degl’infermi. L’uomo era malato di febbri, da due anni; la ragazza, sua sorella, di cuore. Venivano dal piano di Arcinazzo, una strada di parecchie ore, per farsi guarire dal Santo di Jenne. Una donna di Arcinazzo, malata di cuore, era guarita giorni prima solo con toccargli l’abito. Maria e Noemi parlarono agli infermi. La ragazza era fidente. L’uomo, che tremava di febbre, pareva fosse esser venuto per accontentare i suoi, per provare anche questa. Aveva molto sofferto del viaggio.
«So’ strade per andare all’altro mondo» diss’egli «e la guarigione sarà quella.»
Una donna, forse sua madre, ruppe in pianto e lo supplicò di pregare, di raccomandarsi a Gesù e Maria. Le due signore si allontanarono, richia-