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202 capitolo quinto

pellarsi dall’Abate a Qualcuno maggiore degli Abati e anche dei Pontefici, interno all’anima sua. Ora Questi gli disse nell’anima: «l’incontro è mio dono» e il monaco si unì lieto agli amici. Maria lo presentò a Noemi ed egli arrossì ancora nel riconoscere la persona che aveva scambiato per la persecutrice di Benedetto.

«E la sua amica?» diss’egli, tremando di apprendere che fosse lì presso. Rassicurato, lampeggiò di sollievo nel viso. Noemi ne sorrise ed egli, avvedutosene, rimase confuso. Sorrisero anche gli altri ma nessuno parlò. Il primo a rompere il silenzio fu Giovanni. Certo don Clemente andava a Jenne come loro? E forse ci andava per lo stesso scopo, per vedere la stessa persona, l’ortolano, eh, l’ortolano di quella sera? Ah don Clemente, don Clemente! Sì, don Clemente andava pure a Jenne, ci andava per vedere Benedetto. E quanto all’ortolano, si scusò. Inganno non c’era stato, c’era stato il desiderio che le due anime si avvicinassero senza violenza, nel modo più spontaneo, senza raccomandazioni e informazioni preventive.

Preso a salire insieme la costa, parlarono di Benedetto.

Noemi, dimentica della stanchezza, pendeva dalle labbra del padre, e il padre, appunto per questo, parlava così poco e così circospetto ch’ella ne fremeva d’impazienza, e in breve si sentì stanca da