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200 | capitolo quinto |
dico. «E anche per far riposare il farmacista. Oggi il medico è il benedettino e la farmacia è la sua tonaca.»
E raccontò che quel giorno doveva venir gente da Filettino, gente da Vallepietra, gente da Trevi per parlamentare con Jenne, venire a un accordo e dividersi il Santo. «Chi sa se non si bastoneranno!» Intanto a Jenne c’erano già i carabinieri.
«Anche Lei lo chiama «il Santo»?» disse Maria.
«Eh!» rispose il medico, ridendo. «Così lo chiaman tutti. Meno però chi lo chiama il Diavolo, perchè adesso a Jenne c’è anche di questi.»
Sorpresa. Questa era nuova. Chi lo chiamava il Diavolo? E perchè?
«Eh!» Il medico fece il viso del furbo che la sa lunga e non la vuole dire tutta. «Ma!» diss’egli «ci sono due preti di Roma che villeggiano a Jenne; due preti, due preti…! Son fini di molto. Cosa pensino del Santo a me non l’hanno detto, ma intanto l’arciprete s’è tirato molto indietro e qualche altro pure. Quella è gente che lavora. Non si vede ma lavora. Sono insetti… non per dirne male! Anzi, forse, in questo caso, per dirne bene!...Sono insetti che quando si mettono ad ammazzare una pianta non toccano i frutti, non toccano i fiori, non toccano le foglie, sto per dire non toccano neanche le radici perchè un beve-