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198 | capitolo quinto |
stiano sarebbe veramente di esempio al mondo e non si oserebbe affermare che la moralità è presso a poco la stessa dappertutto e non dipende dalle credenze.
Gli piaceva molto anche il «Padre nostro» recitato in chiesa così. Non gli piacevano invece i miracoli; dubitava di una debolezza dell’uomo che non sapesse romperla risolutamente con la superstizione popolare a lui lusinghiera.
Che poteva dire Noemi del carattere di quest’uomo? Quale concetto se n’era fatto per le confidenze di Jeanne? Noemi s’imbarazzò. Tutto quello che ne aveva udito da Jeanne la persuadeva che Maironi si fosse condotto male con essa, che non l’avesse veramente amata mai; e le suggeriva in pari tempo una curiosità intellettuale che, combattuta, ritornava sempre: la curiosità di sapere se quell’uomo avrebbe amato lei meglio di Jeanne. Rispose che il carattere di Maironi era per lei un enigma. E l’intelligenza? E la cultura? Dell’intelligenza nè della cultura non poteva dir nulla; però, se una donna come Jeanne Dessalle lo aveva tanto amato, doveva essere intelligente e colto. E le sue idee religiose di una volta? A quest’ultima domanda Noemi rispose che da certi fatti di cui le aveva parlato Jeanne, dalla influenza decisiva che le tradizioni religiose di famiglia avevano esercitato sopra di lui, secondo Jeanne, in una crisi del