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190 | capitolo quinto |
colpevole davanti a Dio; ma che se un sentimento estraneo a quel desiderio avesse parte nella ripulsa della verità, ne sorgeva il peccato.
Questo argomento ferì Noemi ancora più addentro. Ella fu per domandare al cognato i suoi titoli di vice-giudice divino. Si contenne e lasciò cadere il discorso.
Più tardi, ripensandoci, ebbe rimorso del suo silenzio imbronciato; non tanto perchè le ultime parole di Giovanni avessero fatto cammino nella sua mente, quanto perchè sapeva dei dispiaceri che le opinioni religiose da lui professate gli fruttavano, perchè lo vedeva abbattuto di spirito. Anche per questo, richiamata da lui, pregata da sua sorella d’essergli molto affettuosa, ella si risolse a una infedeltà verso Jeanne. Di quanto Jeanne le aveva scritto sotto il suggello del segreto, si era aperta con Maria solo fino al confine dello stretto necessario. Jeanne, sempre malata di corpo e di spirito, aveva udito parlare del Santo di Jenne che guariva i corpi e le anime, la pregava di recarsi a Jenne, di vedere questo Santo, di scrivergliene qualche cosa. Ora Noemi non poteva andare a Jenne tutta sola, doveva pur chiedere a Giovanni di accompagnarla. La sua prima confidenza si era fermata qui. Adesso ruppe tutti i suggelli dell’amicizia e parlò.
La povera Dessalle era più infelice che mai.