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botto, sorpresa. Jeanne nell’orto? Possibile che...? No, il vecchio che le stava accanto non poteva essere Maironi e nessun altro era con lei. Sorrise, la minacciò col dito. Don Leone, inteso da Noemi che quella era la signora della quale gli aveva detto durante la visita del monastero ch’era rimasta in portineria, prese congedo. Naturalmente le signore salirebbero al Sacro Speco e la passeggiata del Sacro Speco non conveniva più alla sua mole.

Erano quasi le undici, la carrozza doveva trovarsi alle dodici e mezzo dove l’avevano lasciata, perchè a casa Selva si pranzava al tocco; se Jeanne voleva vedere il Sacro Speco non c’era tempo da perdere, posto che il suo malessere si fosse dileguato, come pareva. Noemi consigliava così e non s’indugiò a chiedere spiegazioni, in presenza dell’ortolano, dell’aver piantato fra Antonio per correre a esplorare l’orto. Si accontentò di sussurrare: «fingevi, eh?» Jeanne rispose che al Sacro Speco ci doveva andar lei, Noemi, e subito, appunto. Ella intendeva di stare ad aspettarla nell’orto. Noemi indovinò un’altra commedia.

«Oh no!» diss’ella. «O vieni al Sacro Speco o, se non stai bene, scendiamo subito a Subiaco!»

Jeanne obbiettò che scendere subito era inutile perchè non si sarebbe trovata la carrozza; ma Noemi non si arrese. Avrebbero fatto la discesa