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168 capitolo quarto

vato di certo uno migliore. Guardi, signora, questi padri sono persone sante, non c’è che dire, ma uno buono come lui, nè a Santa Scolastica nè al Sacro Speco, glielo giuro io, non ci sta, benchè c’è don Clemente ch’è santissimo! Però come questo Benedetto, no.»

A Jeanne tornarono subitamente in cuore le parole dell’accattone: Benedetto, fatto monaco. Perchè mai? Si sgomentò che le tornassero in cuore senza una ragione. Non avevan detto quei due ch’era una stoltezza e che l’accattone era uno scimunito? Sì, una stoltezza, lo capiva anche lei; sì, uno scimunito, era parso tale anche a lei; ma le parole stolte battevano e ribattevano al suo cuore, sinistre come maschere dalle facce assurde che battessero al vostro uscio in altro tempo che di carnevale.

«Se si trattiene, signora» disse l’ortolano «non passa una mezz’ora che capita. Che! Un quarto d’ora! Sta forse in biblioteca con don Clemente a studiare, o forse in chiesa.»

Dalla biblioteca che cavalca la stradicciuola si esce direttamente nell’orto.

«Eccolo!» esclamò il vecchio.

Jeanne balzò in piedi. L’uscio che mette dalla biblioteca nell’orto si aperse lentamente. Invece di Piero comparve Noemi seguita da un gran frate. Noemi vide l’amica fra gli ulivi e si arrestò di