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146 | capitolo quarto |
da capo su Benedetto, gli disse articolando lentamente le parole:
«Questo non è vero.»
Ghermita la presa con il pollice, l’indice e il medio, alzò la mano rapidamente come per gettar il tabacco in aria e proseguì con il braccio alzato:
«Sarà vero che siete stato un gran peccatore, ma non è vero che siate venuto fuori del mondo. Non siete nè fuori nè dentro.»
Fiutò rumorosamente la sua presa e ripetè:
«Nè fuori nè dentro.»
Benedetto lo guardava senza rispondere. Vi era in quegli occhi qualchecosa di tanto grave e di tanto dolce che l’Abate riabbassò i suoi alla tabacchiera aperta, tornò a frugarvi, a giocherellare col tabacco.
«Non vi capisco» diss’egli. «Siete nel mondo e non siete nel mondo. Siete nel monastero e non siete nel monastero. Ho paura che la testa vi serva come a vostro bisnonno, a vostro nonno e a vostro padre. Belle teste!»
Il viso di avorio di Benedetto si colorò lievemente.
«Sono anime in Dio» diss’egli «superiori a noi; e le parole Sue vanno contro un comandamento di Dio.»
«Fate silenzio!» esclamò l’Abate. «Dite di avere lasciato il mondo e siete pieno del suo orgoglio. Se volevate lasciare il mondo sul serio,