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una cosa impossibile. E poi, e poi, e poi... Si coperse il viso, si mormorò dentro le mani che le bastava di vederlo, di vederlo un solo momento, ma che partire senza vederlo non poteva, non poteva, non poteva.

«Andiamo!» diss’ella, dopo un lungo silenzio, scoprendosi il viso. «Vestiamoci! Mi vestirò come vorrai tu; di sacco, se vorrai, di cilicio.»

Ell’aveva ricuperato il suo sorriso cruccioso di prima.

«Chi sa?» disse. «Forse mi farà bene di vederlo vestito da contadino.»

«Io guarirei subito» mormorò Noemi; e arrossì, sentendo di aver detto una grossa falsità.


Quando la signora Selva bussò all’uscio per avvertire che la carrozza era pronta, Jeanne pregò Noemi, con umiltà comica, di lasciarle mettere il grande cappello Rembrandt che prediligeva. Le nere ali piumate, curve sul viso pallido, sui neri fuochi degli occhi, sull’alta persona avvolta in un mantello scuro, parevan vive dell’anima stessa di lei, cupa, appassionata e altera. Ella sentì, nel dare il buongiorno a Maria Selva, l’ammirazione che destava. La sentì anche negli occhi di Giovanni, ma diversa, non simpatica. Appena lasciatolo per scendere con Noemi al cancello dove