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136 | capitolo quarto |
cosa che le dispiacque, che non avrebbe voluto gli venisse alle labbra.
«Scrivi questo biglietto a don Clemente, intanto» diss’ella.
Ma Giovanni, prima di scrivere, volle pur dire quello che pensava. Per lui vi era una sola spiegazione possibile. Don Clemente era veramente l’uomo. Noemi aveva promesso alla signora Dessalle di non dirlo ma voleva impedire l’incontro. Maria esclamò vivacemente: «oh Noemi, mentire, no!» e poi arrossì, sorrise, abbracciò suo marito come se temesse di averlo offeso. Perchè appunto Giovanni si era offeso una volta di certe parole sfuggite a lei sulla poca sincerità degl’italiani e adesso un’ombra di quella nube poteva forse ritornare per effetto della sua esclamazione. Egli fu punto infatti, più dall’abbraccio che dalla protesta, e arrossì pure, ricordando, e sostenne che al posto di Noemi anche Maria avrebbe negato. Maria tacque, uscì dallo studio, brillandole negli occhi una lagrima importuna. Giovanni si compiacque, in principio, di avere rintuzzata una tenerezza offensiva e si mise a scrivere il biglietto per don Clemente. Non l’aveva finito di scrivere e il suo corruccio gli era già diventato rimorso. Si alzò, uscì in cerca della moglie. Era nel corridoio con Noemi che discorreva piano. Volse tosto il viso a lui, lo intese, gli sorrise con gli occhi