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128 capitolo quarto


Noemi replicò un «vuoi finirla?» tanto risoluto che l’altra si chetò.

Per poco. La voce di bambina dolente, che Noemi conosceva bene, ricominciò:

«Non hai dormito abbastanza? Non puoi parlare, adesso? Avrai dormito tre ore!»

Noemi accese uno zolfanello e guardò l’orologio col quale alla mano aveva prima invocato il silenzio.

«Ventidue minuti!» diss’ella. «Basta!»

Jeanne tacque un momento e poi mise fuori quei piccoli hm! – hm! – hm! che son preludio al pianto di un bambino viziato. E seguì la voce sommessa:

«Non mi vuoi niente bene! – Hm! Hm! – Abbi pietà, parliamo un poco! – Hm! Hm!»

Noemi sospirò nella sua lingua nativa:

«Oh, mon Dieu!»

E si rassegnò con un secondo sospiro:

«Avanti! Cosa puoi dirmi che tu non abbia già detto in quattr’ore?»

Il tuono ruggì ma Jeanne oramai non se ne curava più.

«Domattina andremo al monastero» diss’ella.

«Ma sì, va bene!»

«Andremo noi due sole?»

«Ma sì, è già inteso!»

La voce piagnolosa tacque un momento e riprese: