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2 | capitolo primo |
voci d’innumerevoli campane cantarono sopra le case, le piazze, le vie di Bruges il malinconico incantesimo che ne eterna il sopore. Jeanne si sentì su gli occhi due mani fresche, un’aura profumata sul viso, e sui capelli un alito, un sussurro «encore une intruse!» un bacio. Non parve sorpresa. Alzò la mano ad accarezzare il viso chino sopra di lei e disse solamente:
«Addio, Noemi. Magari fossi tu l’Intruse!»
La signorina Noemi non intese.
«Magari?» diss’ella. «È italiano, questo? Non è arabo? Spiegati subito.»
Jeanne si alzò.
«Non capiresti lo stesso» diss’ella con un sorriso triste. «Dobbiamo fare il nostro esercizio di conversazione italiana, adesso?»
«Ma, prego!»
«Dove sei andata con mio fratello?»
«All’Ospitale di S. Giovanni a salutare Memling.»
«Bene, parla di Memling. — No, prima dimmi se Carlino ti ha fatto dichiarazioni.»
La signorina rise.
«Sì, mi ha dichiarato la guerra e io gli.»
«E io a lui, si dice. — Vorrei che s’innamorasse di te» soggiunse Jeanne, seria. La signorina aggrottò le ciglia.
«Io non vorrei» diss’ella.
«Perchè? Non è simpatico? Non ha spirito?