Pagina:Il Santo.djvu/125


notte di tempeste 113

balcone che guarda la conca rigata dall’Aniene, Subiaco e i monti Sabini. Prima di entrar nella sua cella don Clemente si fermò a guardar i lumi lontani di Subiaco, pensò alla villetta rossa, più vicina ma invisibile, pensò a quella donna. Trame, aveva detto l’Abate. Amava ella ancora Piero Maironi? Aveva scoperto, sapeva ch’egli si era rifugiato a Santa Scolastica? Lo aveva riconosciuto? Se sì, che meditava di fare? Probabilmente non aveva preso stanza nel minuscolo quartiere dei signori Selva; probabilmente alloggiava in un albergo di Subiaco. Quei lumi lontani erano fuochi di un campo nemico? Si fece il segno della croce ed entrò nella sua celletta per un breve sonno fino alle due, ora di coro.


Benedetto prese la via del Sacro Speco. Oltrepassato, all’altro angolo del monastero, il letto asciutto di un torrentello, raggiunto a destra l’oratorio antichissimo di Santa Crocella, salì per la petraia che ruina giù verso il rombo dell’Aniene di fronte ai carpineti del Francolano, erto e nero fino alla croce del vertice, incoronata di stelle. Prima di toccare l’Arco che mette al bosco del Sacro Speco, uscì di via, si arrampicò a sinistra, cercando il posto dell’ultima sua veglia, alto sui tetti quadrati e sulla torre tozza di Santa Scola-

FOGAZZARO. Il Santo. 8