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112 | capitolo terzo |
diletti Mistici gl’insegnavano a discernere e ad aborrire. Giunte le mani, fissò il dorso selvaggio del monte dove si figurava Benedetto pregante, fece un atto mentale di rinuncia, di umile abbandono delle proprie idee circa l’avvenire di quel giovine. Benedisse Iddio se lo voleva laico, benedisse Iddio se lo voleva monaco, se scopriva la Sua volontà e se non la scopriva. «Si vis me esse in luce sis benedictus, si vis me esse in tenebris sis iterum benedictus.» E si avviò alla sua cella.
Nel grande corridoio dove le due fioche lampade ardevano ancora, passando davanti all’uscio dell’Abate, ripensò la conversazione avuta col vecchio e quelle sue massime circa i mali della Chiesa e la opportunità di operare contro di essi. Ricordò un discorso del signor Giovanni sulle parole «fiat voluntas tua» che il comune dei fedeli intende soltanto come un atto di rassegnazione, e che implicano, invece, il dovere di lavorare con tutte le nostre forze per il prevalere della legge divina nel campo della libertà umana. Il signor Giovanni gli aveva fatto battere il cuore più forte e l’Abate glielo aveva fatto battere più fiacco. Quale dei due aveva detto la parola di Vita e di Verità?
La sua cella era l’ultima a destra, presso il