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notte di tempeste | 105 |
pararsi da questo nome, mi ha pregato d’imporgliene un altro. Ho scelto Benedetto; mi parve il più appropriato.»
L’Abate, a questo punto, espresse la volontà di vedere il signor Benedetto e ordinò a don Clemente di mandarglielo l’indomani mattina, dopo il coro. Allora don Clemente si turbò un poco, dovette confessare che non poteva prometterlo assolutamente perchè appunto anche in quella notte il giovine era uscito a pregare ed egli non sapeva con certezza a quale ora sarebbe rientrato. L’Abate s’inquietò molto, borbottò una sequela di rimbrotti e di riflessioni acide. Don Clemente si decise perciò a raccontare l’incontro colla signora Dessalle, l’antica amante, quel ch’era poi seguito per via, la sua idea di mandare Benedetto a Jenne e di farvelo rimanere fino a che la signora non fosse partita. Il Superiore lo ascoltò a ciglia aggrottate, con un continuo brontolìo sordo.
«Qui» esclamò finalmente «si torna a san Benedetto! Si torna alle insidie delle peccatrici! Vada vada vada, il nostro Benedetto! A questo Jenne e anche più in là! E non mi dicevate questo? Vi pareva poco? Vi pareva niente che si ordissero intorno al monastero delle trame di questa fatta? Andate, adesso; andate pure!»
Don Clemente fu per rispondere che non sapeva se si ordissero trame, se la signora avesse rico-