Pagina:Il Santo.djvu/106

94 capitolo terzo


Don Clemente non potè a meno d’interromperlo. «No no no, figlio mio» diss’egli, quasi atterrito, prendendogli il capo a due mani, pensando appunto come avrebbe potuto evitare un simile incontro, come allontanare Benedetto. I Selva, i Selva! Bisognava avvertire i Selva.

«Comprendo che Lei mi dica così» riprese Benedetto affannosamente «ma se la incontro, non devo io cercare di metterla a parte del mio bene come cercai di metterla a parte del male? E non mi ha insegnato Lei che l’amare Dio sopra ogni cosa e il porre sopra ogni cosa la salute dell’anima propria non possono andare insieme? Che quando si ama non si pensa mai a sè? Che si desidera solamente fare la volontà dell’amato e si vorrebbe che tutti la facessero? Che in questo modo uno si salva certo e che chi ha sempre in mente la salute dell’anima propria arrischia di perderla?»

«Bene bene bene, caro» rispose il padre, accarezzandogli la testa. «Tu intanto domani vai a Jenne e ci stai fino a che non ti richiamo io. Ti do una lettera per l’arciprete, ch'è una buona persona, e stai con lui. Hai capito? E adesso andiamo al monastero perchè è tardi.»

Si alzò e fece alzare Benedetto.

Sopra il loro capo l’orologio di Santa Scolastica suonava le ore. Erano dieci? Erano undici? Don