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AL LETTORE.


DD

A motivo ben giusto e ragionevole persuaso, mi lascio indurre ad esporre al pubblico questo Ditirambico mio Poemetto, il quale da me ne’ più fervidi giovanili anni composto, ho fin ad ora tenuto occulto, cosa non mi sembrando, che meritasse di comparire alla luce. Benchè non osi io però di promettermi, ch’egli sia per incontrare la buona grazia, ed il favore comune, contuttociò non mi dò gran pena per guadagnare gli animi di coloro, i quali si compiaceranno di leggerlo: imperocchè o sarann’essi discreti, e riceveranno in buona parte la fanciullesca vivacità, da cui trasportato fui nel comporlo, o cadrà egli per avventura nelle mani d’alcuno di que’ difficili spiriti, che nulla sanno mai compatire, ed io senza risentirmene punto, lascerò ch’ei lo disapprovi, lo laceri, e lo condanni. Non è questa quell’opera, di cui pregiar mi voglia, e far pompa: laonde lasciandola al suo destino, starò con placidissima indifferenza ascoltando che se ne dica, e quale si reputi. Nè credo già, ch’ella possa meritare, ch’altri vi perda il tempo nel farne la critica: ma pure, se mai si trovasse „ Uom vago di litigi e di contese „ così sfaccendato, che questo affanno pigliar si volesse, piglilosi pure con sicurezza; ed io, prima ancora ch’egli m’insulti, gliene perdono, protestando, che quanto a me presentemente occupato in più severi Studj e più frutuosi, mi guarderò dall’imitare il suo vi-