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emilio salgari | 93 |
— Vedi, ci sono a questo mondo degli uomini che non sanno essere riconoscenti.
— Non vi capisco, signor Yanez.
— Io ho pagato quell’uomo, per il divertimento che ci ha offerto, con un anello che non valeva meno di mille fiorini nelle mani di un ebreo: ed ecco quel birbante che mi ricompensa con un attacco all’arma bianca. Vale la pena di essere generosi in questo mondaccio cane? Se io avessi dato un simile regalo ad un clown o ad un istrione del mio paese, sono certo che ci avrebbe portati sulle sue spalle perfino in Spagna, magari sulla Sierra Guadarrama. Che mondo furfante!...
— Ah, signor Yanez! — esclamò Darma, ridendo. — Voi scherzerete anche quando sarete lì lì per andarvene nel regno delle tenebre.
— Ridi? — disse il portoghese. — Hai del buon sangue, fanciulla mia! Ridi mentre la morte ci minaccia tutti!
— Con voi e con i vostri Tigrotti non ho paura dei dayachi.
Un colpo di cannone interruppe il dialogo. Gli assedianti avevano fatto tuonare il loro mirim.
La palla passò, con un lungo sibilo, sopra la cinta e cadde dall’altra parte del kampong senza aver causato alcun danno.
— Bisogna rettificare la mira, miei cari, o non farete nulla — disse Yanez.
— Presto, Darma, ritirati — disse Tremal-Naik. — Le palle non rispettano nessuno.
— Nemmeno le belle fanciulle — aggiunse Yanez.
— E dovrò rimanere inoperosa, mentre voi avete bisogno di gente? — chiese Darma.
— Se avremo bisogno d’una carabina di più, ti chiameremo — rispose Tremal-Naik. — Nelle stanze a pianterreno del bengalow tu non correrai alcun pericolo.
Quattro colpi rimbombarono in quel momento, l’uno dietro l’altro. Dopo il mirim avevano fatto fuoco i piccoli lila, mandando le loro palle contro le grosse tavole della cinta.
— Va’ — ripetè Tremal-Naik: — non mi batterei bene se ti vedessi qui, esposta al tiro delle artiglierie. Va’, e bada che i forni delle cucine non si spengano.
— I forni? — domandò Yanez, mentre Darma, baciato il padre, scendeva la scala. — Vuoi offrire una colazione agli assedianti?
— Sì, ma vedrai di che specie — rispose l’indiano. — Un vero