Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
84 | emilio salgari |
tevano con delle mazze dei tamburoni di legno coperti con una pelle di tapiro.
Ora i danzatori procedevano a passo cadenzato, poi spiccavano salti come se calpestassero dei carboni accesi, finalmente si davano ad una corsa pazza, impugnando certe specie di kriss, come se inseguissero dei nemici fuggenti.
Quella danza durò una buona mezz’ora, poi i guerrieri, esausti, trafelati, rientrarono nei loro accampamenti.
Successe un profondo silenzio, che si prolungò per alcuni minuti, quindi un urlo formidabile, mandato da tutti i combattenti, echeggiò nella pianura, propagandosi sotto i boschi che la circondavano.
— Si preparano all’attacco? — chiese Tremal-Naik a Yanez che aveva puntato nuovamente il binocolo.
— No; vedo un uomo che esce dalla tettoia abitata dal «pellegrino», con una banderuola verde infissa su una lancia.
— Che ci mandi un parlamentario?
— Sembra — rispose il portoghese.
— A proporci la resa?
— La pace no di certo.
Un dayaco, un qualche famoso guerriero a giudicarlo dalle lunghe penne che gli ornavano la testa e dalla straordinaria quantità di braccialetti di ottone che portava alle braccia ed alle caviglie, aveva lasciato il campo, seguìto da un altro che reggeva a stento uno di quei grossi tamburi di legno che avevano servito poco prima per accompagnare i danzatori.
— Cospettaccio! — esclamò il portoghese. — Ecco un parlamentario in piena regola; invece d’avere un trombettiere ha un tamburino o meglio un tamburone. Quel «pellegrino» deve essere un uomo civilissimo. Scendiamo, Tremal-Naik, e andiamo a udire che cosa ci manda a dire il generalissimo dei dayachi.
Avevano appena lasciata la torretta e raggiunta la terrazza che si alzava sopra la saracinesca, quando il parlamentario giunse, chiedendo di voler parlare all’uomo bianco.
— Non sono io il padrone del kampong — disse il portoghese, curvandosi sul parapetto e guardando con curiosità il guerriero ed il suo tamburino.
— Non importa — rispose il parlamentario. — Il «Pellegrino della Mecca», il discendente del gran Profeta, desidera che io comunichi solamente coll’uomo bianco, il fratello della Tigre della Malesia.