Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
78 | emilio salgari |
lunga corsa che doveva essere durata non meno di tre ore. Il corriere, che conosceva la via, per fortuna era insieme a loro.
— La mia nave? — gridò Yanez, correndo incontro a Sambigliong.
— Fatta saltare, capitano — rispose il mastro con voce rantolante.
— Da chi?
— Da noi... non potevamo più resistere... erano centinaia e centinaia di selvaggi che ci piombavano addosso... tutti i nostri compagni sono stati uccisi... anche i feriti... ho preferito dar fuoco alle polveri...
— Sei un valoroso — gli disse Yanez, con voce profondamente commossa.
— Capitano... vengono... sono molti... preparatevi alla resistenza.
— Ah, vengono? — esclamò Yanez con voce terribile. — Vendicheremo i nostri morti!
IX.
Le orde dei dayachi sbucavano in quel momento dalle foreste a gruppi, a drappelli, senza ordine alcuno, lanciati tutti a corsa sfrenata.
Ululavano come belve feroci, agitando forsennatamente i loro pesanti kampilang d’acciaio lucentissimo e sparando in aria qualche colpo di fucile.
Parevano furibondi e probabilmente lo erano per non aver potuto raggiungere e decapitare gli ultimi difensori della Marianna, che, più riposati e fors’anche più lesti, erano riusciti a rifugiarsi nella fattoria prima di lasciarsi prendere.
— Per Giove! — esclamò Yanez che li osservava attentamente dall’alto della cinta. — Sono in buon numero quei bricconi, e quantunque la loro istruzione militare lasci molto a desiderare, ci daranno dei gravi grattacapi.
— Non sono meno di quattrocento — disse Tremal-Naik.
— Là! Hanno anche un parco d’assedio — aggiunse il portoghese, vedendo uscire dalla boscaglia un grosso drappello che