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76 | emilio salgari |
— Può essere vero — rispose Yanez, che aveva riacquistata la sua calma.
— Vi era qualcuno a bordo che sapesse dove si trova il mio kampong?
— Sì, il corriere che ti abbiamo mandato sei mesi fa.
— Quell’uomo allora, se è sfuggito alla morte, potrebbe condurre qui i superstiti.
— E passare attraverso le file dei dayachi? Ecco un’impresa che sarà ben difficile per così pochi uomini. E poi, quand’anche giungessero qui, la nostra situazione non migliorerebbe.
— È vero — rispose l’indiano. — Come potremo scendere il fiume senza la tua nave?
— Cercheremo dei canotti, padre — disse Darma.
— Per esporsi ad un fuoco incessante senza alcun riparo? Chi giungerebbe vivo alla foce del fiume?
— Guarda i dayachi — disse in quel momento Yanez.
Gli assedianti, che dovevano aver pure udito quello scoppio formidabile e anche quel vivo cannoneggiamento, avevano abbandonate le loro trincee mobili, ritirandosi verso le foreste che circondavano la pianura, come se avessero l’intenzione di togliere il blocco.
— Se ne vanno, padre! — esclamò Darma. — Che abbiano compreso che era inutile ostinarsi contro il nostro kampong?
— Yanez — disse Tremal-Naik, — che il «pellegrino» sia stato invece sconfitto e che abbia mandato qui qualche corriere per far ritirare gli assedianti?
— O che cerchino di trarci in qualche agguato? — chiese invece il portoghese.
— In qual modo?
— Con la speranza che noi approfittiamo della loro ritirata per abbandonare il kampong e poi assalirci in piena foresta con tutte le loro forze. No, mio caro Tremal-Naik, non sarò così sciocco io, da abboccare all’amo. Finchè non sapremo la sorte toccata alla mia Marianna, noi non lasceremo questa fattoria dove potremo difenderci lungamente, nel caso che il mio equipaggio sia stato distrutto. Mettiamo qui una sentinella e per il momento non preoccupiamoci delle manovre insidiose di quei furfanti.
— Signor Yanez — disse Darma. — Venite a prendere un po’ di riposo, intanto, ed a far colazione.
Non udendo più alcun colpo di cannone, quantunque fossero tutti angosciati per la sorte che poteva essere toccata all’equipag-